Restauro e Risanamento Conservativo
Il restauro ed il risanamento conservativo sono due tipologie di intervento che nel campo dell'edilizia vengono solitamente associate tra loro, in quanto categorie alternative ai lavori di ristrutturazione.
Per ristrutturazione edilizia, infatti, si intende un intervento che comporti una profonda trasformazione dell'intero edificio o delle sue componenti, con la conseguente alterazione della sua natura originaria o delle sue funzioni. La natura del restauro e del risanamento conservativo è invece totalmente opposta: il fine di questi interventi è infatti quello di preservare gli elementi originali della struttura, limitando i lavori a tutto ciò che riguarda un eventuale ripristino del suo funzionamento.
Restauro e risanamento possono però essere tra loro confusi e, anche se in via teorica si riferiscono allo stesso genere di interventi, presentano tra loro delle piccole ma sostanziali differenze. Proviamo a descrivere nel dettaglio in cosa consistono.
Per ristrutturazione edilizia, infatti, si intende un intervento che comporti una profonda trasformazione dell'intero edificio o delle sue componenti, con la conseguente alterazione della sua natura originaria o delle sue funzioni. La natura del restauro e del risanamento conservativo è invece totalmente opposta: il fine di questi interventi è infatti quello di preservare gli elementi originali della struttura, limitando i lavori a tutto ciò che riguarda un eventuale ripristino del suo funzionamento.
Restauro e risanamento possono però essere tra loro confusi e, anche se in via teorica si riferiscono allo stesso genere di interventi, presentano tra loro delle piccole ma sostanziali differenze. Proviamo a descrivere nel dettaglio in cosa consistono.
Definizione di Risanamento Conservativo
Il risanamento conservativo riguarda tutti gli interventi che, come detto, sono rivolti ad assicurare la funzionalità di un edificio conservandone allo stesso tempo gli elementi tipologici, formali e strutturali. Questa tipologia di intervento viene definita dall'articolo 3 comma 1 lettera C del TUE (Testo Unico in materia Edilizia), che la associa per fine e caratteristiche ai lavori di restauro.
Gli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso il risanamento conservativo sono fondamentalmente due e sono facilmente intuibili già dalla dicitura: il primo è quello di risanare la struttura, eliminando un eventuale stato di degrado e garantendo gli standard igienici e sanitari necessari al suo utilizzo; il secondo è appunto quello di conservare integralmente la natura e la funzione dell'edificio, evitando trasformazioni anche parziali che possano modificare la sua fisionomia originaria e la distribuzione interna della sua superficie. Pur essendo gli obiettivi ben definiti e difficilmente discutibili, la normativa prevede però una piccola apertura per quanto riguarda l'aspetto della funzionalità: sono infatti ammesse variazioni alla destinazione d'uso, purché restino compatibili con l'organismo edilizio oggetto di conservazione. A questo scopo è dunque possibile un'eventuale intervento sulla struttura dell'edificio o la sua planimetria, garantendo così un pieno recupero funzionale, seppur nei limiti della salvaguardia dell'impianto originario.
Gli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso il risanamento conservativo sono fondamentalmente due e sono facilmente intuibili già dalla dicitura: il primo è quello di risanare la struttura, eliminando un eventuale stato di degrado e garantendo gli standard igienici e sanitari necessari al suo utilizzo; il secondo è appunto quello di conservare integralmente la natura e la funzione dell'edificio, evitando trasformazioni anche parziali che possano modificare la sua fisionomia originaria e la distribuzione interna della sua superficie. Pur essendo gli obiettivi ben definiti e difficilmente discutibili, la normativa prevede però una piccola apertura per quanto riguarda l'aspetto della funzionalità: sono infatti ammesse variazioni alla destinazione d'uso, purché restino compatibili con l'organismo edilizio oggetto di conservazione. A questo scopo è dunque possibile un'eventuale intervento sulla struttura dell'edificio o la sua planimetria, garantendo così un pieno recupero funzionale, seppur nei limiti della salvaguardia dell'impianto originario.
Le tecniche utilizzate per eventuali ricostruzioni, sostituzioni e consolidamenti devono per questo essere simili o compatibili con quelle di costruzione, così come quanto riguarda i materiali utilizzati. Per avviare un'attività di risanamento, è necessario dotarsi di un apposito permesso presso il comune di competenza, richiesto tramite Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA). Detto ciò, proviamo a capire invece nel dettaglio quali sono le differenze rispetto agli interventi di restauro.
Definizione di Restauro Conservativo
Il restauro conservativo è normato dal d.lgs n.42/2004 comma 4 e riguarda le attività che mirano alla conservazione degli edifici di natura storico-artistica. La prima differenza rispetto agli interventi di risanamento conservativo riguarda in particolare la natura delle strutture in gioco: sono principalmente oggetto di restauro, infatti, gli edifici vincolati dalla sovrintendenza ai beni architettonici e che sono, dunque, inseriti nel cosiddetto “Codice dei beni culturali e del paesaggio” ai sensi del Decreto Legislativo enunciato in precedenza.
Il valore storico di queste strutture è direttamente implicato anche nella seconda peculiarità degli interventi di restauro, vale a dire la possibilità di ricostituire l'aspetto e la funzionalità dell'edificio di un determinato periodo della sua epoca. L'obiettivo non è quello di conservare l'organismo così come è arrivato al giorno d'oggi, ma di riportarlo al momento storico in cui possa essere definito “compiuto”, intervenendo eventualmente anche con modifiche ingenti che però lascino inalterate la struttura e le volumetrie interne.
Il restauro conservativo solitamente può essere accompagnato da interventi di manutenzione straordinaria ma, a differenza di questi ultimi, per l'avvio dei lavori è necessario un permesso speciale rilasciato appositamente dalla sovrintendenza ai beni architettonici, proprio per l'esclusività degli edifici su cui intervenire. Come per il risanamento conservativo, invece, è ammissibile una modifica parziale o anche totale della destinazione d'uso della struttura, a patto che sia in ogni caso compatibile con quella originaria.
Il valore storico di queste strutture è direttamente implicato anche nella seconda peculiarità degli interventi di restauro, vale a dire la possibilità di ricostituire l'aspetto e la funzionalità dell'edificio di un determinato periodo della sua epoca. L'obiettivo non è quello di conservare l'organismo così come è arrivato al giorno d'oggi, ma di riportarlo al momento storico in cui possa essere definito “compiuto”, intervenendo eventualmente anche con modifiche ingenti che però lascino inalterate la struttura e le volumetrie interne.
Il restauro conservativo solitamente può essere accompagnato da interventi di manutenzione straordinaria ma, a differenza di questi ultimi, per l'avvio dei lavori è necessario un permesso speciale rilasciato appositamente dalla sovrintendenza ai beni architettonici, proprio per l'esclusività degli edifici su cui intervenire. Come per il risanamento conservativo, invece, è ammissibile una modifica parziale o anche totale della destinazione d'uso della struttura, a patto che sia in ogni caso compatibile con quella originaria.
Esempi di Restauro e Risanamento
Risanamento e restauro conservativo, come visto, possono apparire attività piuttosto simili, in particolar modo per l'obiettivo finale che si prefiggono: un miglioramento delle condizioni di un edificio, lasciandone però intatta la struttura.
Il principale discrimine rimane dunque sulla natura dell'organismo su cui intervenire e, se con il risanamento si punta a recuperare l'aspetto funzionale dell'edificio, il restauro è profondamente legato alle radici storiche della costruzione: proprio per questo le attività ammesse possono essere di natura differente.
Il principale discrimine rimane dunque sulla natura dell'organismo su cui intervenire e, se con il risanamento si punta a recuperare l'aspetto funzionale dell'edificio, il restauro è profondamente legato alle radici storiche della costruzione: proprio per questo le attività ammesse possono essere di natura differente.
Proviamo ad entrare nel dettaglio con qualche esempio: i lavori di restauro possono prevedere demolizioni parziali di strutture ormai obsolete o fatiscenti, così come leggeri aumenti di volume utili a rendere recuperabili dei reperti dall'enorme valore artistico.
In questo modo viene resa possibile l'eventuale costruzione di impianti elettrici ed idrici, così come dei sanitari necessari all'utilizzo da parte del pubblico dell'edificio in oggetto. Le attività di risanamento possono invece orientare i lavori verso l'accorpamento di più locali oppure addirittura alla divisione in più parti di uno stesso spazio, cosa invece non ammissibile negli interventi di restauro: essi infatti devono tassativamente rispettare l'impianto distributivo interno dell'edificio.
Il risanamento può altresì intervenire su strutture come muri portanti verticali, scale e solai, chiaramente facendo in modo che tali modifiche non vadano ad intaccare in alcun modo l'involucro esterno. Al netto di queste sostanziali differenze, vi sono una serie di interventi comuni possibili sia nelle attività di restauro che di risanamento. Un esempio possono essere il ripristino e l'integrazione delle finiture esterne utilizzando ovviamente materiali che non sminuiscano il valore dell'immobile, oppure la ricostruzione di elementi strutturali danneggiati.
Alcune modifiche possono essere apportate anche alla facciata dell'edificio oppure alle aperture esterne, facendo però in modo di rispettarne sempre e comunque le caratteristiche originali. Per riassumere, le linee guida da seguire per quanto riguarda sia il risanamento che il restauro sono il riuso ed il consolidamento: è possibile dunque modificare il funzionamento o la destinazione d'uso di una struttura, ma restituendo alle strutture portanti la propria efficienza, migliorando ed implementando servizi e sicurezza.
Il risanamento può altresì intervenire su strutture come muri portanti verticali, scale e solai, chiaramente facendo in modo che tali modifiche non vadano ad intaccare in alcun modo l'involucro esterno. Al netto di queste sostanziali differenze, vi sono una serie di interventi comuni possibili sia nelle attività di restauro che di risanamento. Un esempio possono essere il ripristino e l'integrazione delle finiture esterne utilizzando ovviamente materiali che non sminuiscano il valore dell'immobile, oppure la ricostruzione di elementi strutturali danneggiati.
Alcune modifiche possono essere apportate anche alla facciata dell'edificio oppure alle aperture esterne, facendo però in modo di rispettarne sempre e comunque le caratteristiche originali. Per riassumere, le linee guida da seguire per quanto riguarda sia il risanamento che il restauro sono il riuso ed il consolidamento: è possibile dunque modificare il funzionamento o la destinazione d'uso di una struttura, ma restituendo alle strutture portanti la propria efficienza, migliorando ed implementando servizi e sicurezza.
Quale intervento di restauro scegliere
La scelta della tipologia di restauro giusta dipende chiaramente da una serie di fattori che vanno ad inquadrare nel dettaglio la struttura su cui intervenire, le sue condizioni, il tipo di intervento e la sua complessità.
C'è da dire che per questo genere di attività è necessario rivolgersi ad un architetto, unica figura a norma di legge in grado di muoversi con competenza nella fitta rete burocratica di piani regolatori, regolamenti edilizi, leggi locali e regionali.
Bisogna inoltre sottolineare quanto la classificazione dei lavori di restauro resti piuttosto complicata, poiché ogni opera risulta spesso unica nel suo genere e difficilmente inquadrabile in una macro-categoria generale.
Bisogna inoltre sottolineare quanto la classificazione dei lavori di restauro resti piuttosto complicata, poiché ogni opera risulta spesso unica nel suo genere e difficilmente inquadrabile in una macro-categoria generale.
Nonostante tutto, di base, esistono alcune forme di restauro principali che fungono da linee guida per identificare i lavori da intraprendere nel concreto. Il restauro strutturale, ad esempio, ha a che fare con tutto ciò che riguarda l'efficienza delle strutture portanti di un edificio.
Le attività da svolgere non sono solitamente molto invasive e vengono utilizzate per il miglioramento della sicurezza di un edificio storico in seguito a gravi dissesti o eventi traumatici tali da mettere in pericolo in maniera evidente la sua integrità. Un altra tipologia di restauro può essere invece quello scientifico, intervento che si caratterizza per la sua complessità e la molteplicità delle aree di riferimento. Si applica solitamente ad edifici dal carattere spiccatamente antico e prevede una ricostruzione che non intacchi minimamente l'originalità della struttura e dei suoi materiali. L'avvio dei lavori è infatti preceduto da una profonda indagine preliminare atta a garantire la natura e l'origine storica delle aree coinvolte, includendo analisi di laboratorio e rilievi architettonici che non lascino in alcun modo spazio ad errori e modifiche dell'organismo nel suo complesso.
Per concludere, è bene evidenziare alcuni principi fondamentali che caratterizzano il restauro architettonico, che implica le attività riservate agli edifici e che va distinto da quelle invece che riguardano singole opere d'arte come quadri, mobili, statue, affreschi, arazzi e così via. Quando si parla di restauro di un edificio, come detto più volte, è necessario tenere conto di tutte le varie sfaccettature storiche ed architettoniche che si sono succedute nelle varie epoche, evitando di perdere d'occhio gli elementi preesistenti della struttura e lasciando dunque in secondo piano un approccio eccessivamente personale.
La compatibilità con la struttura originaria dell'edificio è a dir poco fondamentale per un lavoro compiuto nel rispetto della sua natura e dei principi che hanno portato alla sua costruzione: per questo la reversibilità di un intervento è la base per assicurare un approccio quanto meno invasivo possibile, facendo sì che le aree di lavoro siano ben riconoscibili a salvaguardia della bellezza delle parti originali, rimaste inalterate nonostante il passare dei secoli. La categorizzazione delle attività di restauro non è, quindi, particolarmente rigida, ma seguendo questi semplici principi sarà sicuramente più semplice affidarsi ad una azienda edile specializzata ed avviare i lavori in maniera rapida, efficiente e soprattutto in grado di valorizzare al meglio l'opera storico-artistica su cui è necessario intervenire.
Le attività da svolgere non sono solitamente molto invasive e vengono utilizzate per il miglioramento della sicurezza di un edificio storico in seguito a gravi dissesti o eventi traumatici tali da mettere in pericolo in maniera evidente la sua integrità. Un altra tipologia di restauro può essere invece quello scientifico, intervento che si caratterizza per la sua complessità e la molteplicità delle aree di riferimento. Si applica solitamente ad edifici dal carattere spiccatamente antico e prevede una ricostruzione che non intacchi minimamente l'originalità della struttura e dei suoi materiali. L'avvio dei lavori è infatti preceduto da una profonda indagine preliminare atta a garantire la natura e l'origine storica delle aree coinvolte, includendo analisi di laboratorio e rilievi architettonici che non lascino in alcun modo spazio ad errori e modifiche dell'organismo nel suo complesso.
Per concludere, è bene evidenziare alcuni principi fondamentali che caratterizzano il restauro architettonico, che implica le attività riservate agli edifici e che va distinto da quelle invece che riguardano singole opere d'arte come quadri, mobili, statue, affreschi, arazzi e così via. Quando si parla di restauro di un edificio, come detto più volte, è necessario tenere conto di tutte le varie sfaccettature storiche ed architettoniche che si sono succedute nelle varie epoche, evitando di perdere d'occhio gli elementi preesistenti della struttura e lasciando dunque in secondo piano un approccio eccessivamente personale.
La compatibilità con la struttura originaria dell'edificio è a dir poco fondamentale per un lavoro compiuto nel rispetto della sua natura e dei principi che hanno portato alla sua costruzione: per questo la reversibilità di un intervento è la base per assicurare un approccio quanto meno invasivo possibile, facendo sì che le aree di lavoro siano ben riconoscibili a salvaguardia della bellezza delle parti originali, rimaste inalterate nonostante il passare dei secoli. La categorizzazione delle attività di restauro non è, quindi, particolarmente rigida, ma seguendo questi semplici principi sarà sicuramente più semplice affidarsi ad una azienda edile specializzata ed avviare i lavori in maniera rapida, efficiente e soprattutto in grado di valorizzare al meglio l'opera storico-artistica su cui è necessario intervenire.
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